Unicorn

10 Aprile 2024

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    Zain quel giorno era piuttosto eccitato.

    Nonostante sia in Inghilterra da poco più di tre anni, non è ancora riuscito a farsi molti amici della sua età. Infatti le uniche persone con cui esce, sono abbastanza più grandi di lui e sempre molto impegnate con il loro lavoro da auror.
    Poi nella sua vita è arrivata Ade. Una ragazza poco più giovane di lui molto schiva ed introversa, che ha fatto fatica ad avvicinare.
    Si conoscono da circa un anno. In quel periodo, la vedeva spesso al San Mungo tutta sola con qualche ferita qua e là. Nonostante non fosse il suo reparto e quindi quelle ferite non fossero di sua competenza, aveva deciso di avvicinarsi a lei, visto che nessun altro sembrava farlo. Per esperienza, sapeva che chiunque voleva qualcuno accanto, che lo dimostrasse oppure no.
    Ed era stato in quel momento che aveva scoperto quanto fosse poco incline alle chiacchiere.
    Ci aveva messo un po’ perché si aprisse quel tanto che bastava per dirgli come si chiamasse… E Zain era stato felicissimo di quel piccolo progresso, restando anche affascinato dalle sue origini russe.
    Quindi, il loro era diventato un appuntamento fisso, a volte la ragazza si presentava al Mungo anche solo per bere qualcosa assieme, sebbene non avesse bisogno di cure.
    Zain si era sempre dimostrato sé stesso, dolce, empatico e comprensivo, quindi aveva fatto “colpo”.
    E ad oggi, sono davvero molto amici. Abbastanza perché sappia quanto abbia sofferto e soffra ancora per la morte di sua madre e che le piace un certo Daniel, auror nonché suo promesso sposo sin dalla nascita, rampollo degli Aslak ed ora figlio unico, dopo la morte della sorella, avvenimento che ha portato ad un grande cambiamento nei confronti degli altri e soprattutto di Ade, che al momento si sente ignorata da lui.

    Proprio per quel motivo, quel giorno aveva deciso di fare una sorpresa alla sua amica.
    Sapeva dove vivesse e che condivideva la casa con delle coinquiline, quindi sarebbe stato il più discreto possibile.
    Aveva riempito una valigia intera con qualsiasi snack l’amica potesse desiderare, sia magici che babbani, mentre un’altra era dedicata alle bibite alcoliche e non. Doveva essere tutto perfetto… per farla sorridere, si stava addirittura presentando con il suo segretissimo pigiama da unicorno.
    Quindi, si era recato a casa sua con la smaterializzazione, visto che non aveva intenzione che qualcuno lo vedesse vestito così.
    Una volta che fu davanti, suonò il campanello. Sapeva che le altre ragazze non erano in casa, perché durante il giorno le aveva chiesto -con nonchalance- cosa aveva intenzione di fare quella sera e nel corso della conversazione, aveva appreso fosse sola in casa. L’occasione perfetta.
    Aspettò che aprisse.
    « E’ qui la festa in maschera? » Domandò con finto smarrimento, come se fosse veramente convinto di dover partecipare ad una di quelle feste. Ma in realtà era esattamente dove avrebbe voluto essere.



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    Quando Ariadne aveva deciso di trasferirsi a Londra non aveva immaginato potesse essere tanto difficile adattarsi a quella vita.
    A volte pensava persino che l’amore che provava per Daniel non fosse abbastanza visto come si sentiva sola, e lontana da suo padre anche persa.
    Non era in grado di farsi nuovi amici, non era una ragazza socievole, nove volte su dieci si faceva male. E Daniel continuava comunque a trattarla con indifferenza.
    Si era chiesta spesso se valesse la pena continuare a insistere in quel modo. Era chiaro che lei potesse essergli poco di aiuto. Da come agiva, escludendola la maggior parte delle volte, aveva capito quanto fosse individualista. Lui stava bene anche da solo.
    Allora aveva veramente senso starsene distesa su quel letto, a fissare le travi del soffitto, condividere la casa con delle perfette estranee, guardare con nostalgia la foto di lei in braccio a sua madre con alle spalle suo padre.
    I suoi cugini sullo sfondo, Yan imbronciato, Alec che gli punzecchiava una guancia per farlo sorridere.
    Era quella la sua famiglia, si disse stringendo maggiormente a sé il cuscino che aveva tra le braccia.
    Eppure aveva deciso di lasciarla.
    Si giustificò dicendosi che negli ultimi tempi le cose non andavano poi così male. Alcune persone erano andate oltre la sua algida apparenza.
    Zain, che quella mattina l’aveva travolta con la sua solarità, era tra questi.
    Si prendeva cura di lei, le aveva curato ogni singolo graffio riportato dalla sua pelle pallida.
    Le aveva fatto capire quanto fosse importante sorridere e anche quanto bella fosse la vita.
    E lei lo faceva al pensiero di quanto fosse buffo quando le tirava gli angoli delle labbra all’insù, quando sentì bussare alla porta di casa.
    Le sue coinquiline non c’erano, dunque spettava a lei andare ad aprire.
    Probabilmente l’ennesimo ragazzino che voleva convincerla ad acquistare dei biscotti. E lei lo avrebbe fatto, perché non era in grado di dirgli di no.
    Testimonianza ne erano le dozzine di scatole impilate nella sua stanza.
    Certo non si sarebbe aspettata il guaritore fuori la porta, nè tanto meno lo avrebbe mai potuto immaginare vestito da unicorno.
    Sbatté le palpebre un paio di volte prima di considerare l’idea che fosse reale.
    -Quale festa?- si udì chiedere in un filo di voce.
    Si fece da parte per farlo passare, Zain era dove voleva essere, visto che non voleva una reale risposta da lei.
    -Quello è un .. unicorno?- si lo era, domanda decisamente inutile.
    Non aveva idea di come ci si dovesse comportare una buona padrona di casa in modo amichevole e alla mano, forse doveva dirgli di sedersi sul divano? O in cucina?
    -Cosa c’è in quella valigia?- si stava trasferendo da qualche parte?
    -Io .. non ho un vestito in maschera.. sicuro fosse qui la festa?-
    -Parlato-


     
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    Adorava Ade.
    Nonostante la corazza di finta indifferenza che mostrava al mondo esterno -forse per proteggersi da altre sofferenze, dopo la morte della madre-, in realtà era tutt’altro che quello.
    Con pazienza e dedizione aveva imparato a conoscerla nel profondo, fino a capire la sua grande sensibilità e la dolcezza di cui era capace.
    Una volta capito questo, era stato facile anche per lui aprirsi.
    Le aveva raccontato di come aveva perso il padre in guerra e di come la madre lo aveva abbandonato quando era piccolo, preferendo un uomo che non rischiasse ogni giorno la vita al fronte. Lo aveva lasciato perché si batteva per il loro paese. Questo era il motivo principale per il quale non avrebbe mai potuto perdonarla; nonostante fossero passati tantissimi anni, rimaneva una ferita aperta nel suo cuore.
    E da quando erano diventati amici, non era raro che Zain si producesse in questi piccoli gesti per poter vedere ancora ed ancora le graziose fossette che le si formavano sulle guance quando sorrideva.
    Quel pigiama party improvvisato, era esattamente una di queste sorprese. Ultimamente era molto giù per il fatto che Daniel la ignorasse, quindi aveva deciso di presentarsi a casa sua vestito in un modo buffo e con delle valigie piene di cibo e bibite alcoliche e non. Ovviamente, quelle “non” erano per lui, che in quanto musulmano, non avrebbe potuto bere. Non che sentisse la mancanza di quell’uso babbano. Ma non sapeva se, al contrario, all’amica avrebbe fatto piacere.
    « Ero sicura che mi avessero detto che qui si sarebbe tenuta una festa in maschera oggi. Mi hanno preso in giro? » Commentò con finta desolazione, osservando la casa alle spalle della ragazza, di sicuro non addobbata a festa. Chiaramente nessuno gli aveva detto niente, ma era una trovata per far sorridere la ragazza. Sapeva anche che fosse lontana dal padre e questo la addolorava, quindi spettava a lui farla sentire un po’ meno sola.
    Quando lei si scostò, con un sorriso Zain varcò la soglia della casa dove era già stato diverse volte, dirigendosi verso la camera di Ade come se si fosse trattato di casa sua.
    « Certo che è un unicorno, guarda » Ed allungò la propria mano a strattonare piano il corno che spuntava sulla sommità del cappuccio, ridacchiando. Probabilmente, se si fosse presentato così a casa di Jason e Pri, il primo l’avrebbe sbattuto fuori casa senza troppi complimenti. Ridacchiò alla sola idea. I due coinquilini erano così differenti l’uno dall’altro ma voleva un bene immenso ad entrambi. Ed anche al loro gatto, che doveva aver capito quanto Zain amasse gli animali, perché gli faceva costantemente le fusa.
    « In questa valigia c’è tutto ciò che serve per un pigiama party » Annunciò, arrivando finalmente in camera della ragazza e parcheggiando i bagagli che si era portato, come se stesse partendo per un viaggio.
    Si girò verso la ragazza, ponendo le mani sui fianchi e guardandola dalla testa ai piedi come se fosse un critico di moda.
    « Mi stai dicendo che non hai nemmeno un pigiama?! » Le domandò, fingendosi sconvolto da quella rivelazione, trovando però quasi subito il suo sorriso.
    « Dai, vieni qui » Imperò -sempre con dolcezza- allargando le gambe quel tanto che bastava per permettere alla ragazza di sedersi in mezzo. Non c’era nessuna traccia di malizia in quei gesti ed Ade lo sapeva benissimo. Solamente tutto l’affetto che poteva concedere a qualcuno, quando vi si affezionava abbastanza.

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