Domenica 4 Febbraio, 7:00 caIl sole faticava a levarsi quella mattina.
Una striscia di accennato arancione combatteva ancora con un più deciso violetto, lì all'orizzonte, dove il cielo baciava l'acqua del lago.
Sostava accanto ad una delle grandi finestre della Sala Grande, approfittando della quasi totale assenza di studenti per dedicarsi qualche minuto di pace e pausa prima di dare avvio anche a quella giornata, che pure era iniziata ormai da due ore. Dormiva poco, forse per abitudine che per altro.
Stringeva una tazzina da caffè, e non quello che gli Elfi proponevano all'intero castello, ma uno che era suo e preparato appositamente per lei. Portava i chicchi direttamente nelle Cucine ogni mese e loro ogni mattina le lasciavano un thermos pieno a colazione che poteva portarsi in giro e far durare fino a cena, dove lo avrebbe lasciato vuoto, in attesa di essere colmato per il giorno seguente. Andava avanti così da anni e funzionava alla grande. Lei beveva un caffè
vero, ed in cambio faceva sì che gli orti non venissero infestati da creature dispettose. Era il suo lavoro, del resto, ma gli Elfi erano entusiasti e più loro erano contenti, più i pasti sarebbero stati eccezionali.
«Buongiorno.»Accennò un sorriso all'indirizzo dell'insegnante di Mentalismo, sua compagna al tavolo da diversi mesi, e si staccò dalla parete per raggiungerla e prendere posto accanto a lei, stravaccandosi sulla sedia per stare più comoda, le braccia aperte poggiate alla spalliera stessa e la gamba destra accavallata sulla sinistra. Aveva, in genere, i capelli stretti in numero treccine e lasciati sciolti lungo le spalle, ma capitava - come quella mattina - che li sollevasse in un grosso chignon sulla cima del capo, quasi come una corona, e le lasciava il collo scoperto insieme alle spalle, coperte solo da una canottiera scura data la temperatura fissa che c'era in quel castello. La giacca era infatti poggiata alla sedia e l'avrebbe indossata solo una volta che si fosse decisa ad uscire per raggiungere la capanna. Il pantalone era invece largo e color kaki, incredibilmente comodo e perfettamente abbinato agli anfibi che, presto, avrebbe abbandonato così da poter camminare scalza sull'erba all'esterno.
«Pioverà di nuovo.»Annunciò, senza alcun tentennamento. Erano settimane che il cielo era inclemente, ma suggeriva che l'inverno stava lentamente lasciando il passo alla primavera che pure era ancora troppo distante, ma le temperature si sarebbero alzate e quello non poteva far altro che rasserenarla. Anelava il sole come le piante, per rigenerarsi e rinascere ogni volta.
Si voltò verso sinistra e cercò la figura dell'altra, talmente riconoscibile che Morrigan non si preoccupava neanche lontanamente di sbagliare interlocutore. "Bella" non rendeva l'idea. "Eterea" era convinta fosse l'aggettivo più vicino all'idea che aveva di lei. Clara era inverno puro, tanto quanto lei era estate. Opposte in ogni cosa, dal colore della pelle al carattere allo stile di vita.
Morrigan era vegetariana. Clara viveva bevendo sangue.
Per quel motivo, in realtà, la strega non riusciva ad inquadrarla, non fosse altro per l'idea che lei stessa aveva della vita. Avrebbe trovato molto meno grave se l'altra si fosse nutrita di sangue umano, che non se avesse fatto incetta di vene animali. Confidava, piuttosto, che sfruttasse la Banca del Sangue dei Maghi, messa a disposizione per loro.
Vivevano su due linee talmente lontane che in tre anni l'africana non era davvero riuscita ad instaurare un qualsivoglia rapporto con lei, ma ci provava. Del resto, non era il tipo di persona che lasciava andare tanto facilmente.
Mosse la mano destra e mormorò un incantesimo a mezza voce appellando il piatto di pancake poco distante, recuperando un paio di dolci tondi e soffici e cospargendoli abbondantemente di sciroppo d'acero.