Votes taken by Jason Kolchek

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    33 YO | Auror | Animagus/Legilimens

    wizard


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    Erano abituati tutti quanti a vivere con un orecchio teso e la bacchetta all'erta, anche quando non erano in missione l'abitudine li aveva forgiati così in profondità che era impossibile tornare ad essere "normali", se quella fottuta parola qualcosa voleva dire; Jason Kolchek aveva vissuto una vita intera cercando di essere normale, di essere scambiato per un signor nessuno, lasciando che fossero i suoi meriti a identificare la persona che era: un soldato, un ex-marine dai gusti tipicamente americani e maschili, una maschera che in parte racchiudeva la sua vera essenza e dall'altra gettava ombre sul suo animo più profondo. Jason Kolchek era un bugiardo e aveva mentito a se stesso per tutta una vita, ma di certo, dopo aver preso coscienza di cosa non potesse cambiare, si era reso conto di non essere solo, neppure in quella fotttuta eccezione che erano gli uomini di guerra: fottutamente rotti, fottutamente pazzi e spaventati; perché cazzo se avevano paura, tutti loro.
    La sentì avvicinarsi, nel suo passo inconfondibile sempre più leggero, come un sussurro al di sotto della musica che riempiva la stanza; non si sarebbe sprecato con delle cuffiette quando la sala era tutta sua, o almeno lo era stata fino a quel momento.
    Si lasciò cadere e il rumore delle scarpe che picchiavano in terra per un attimo rimbombò nella sala, quindi si voltò per fronteggiarla, mentre si sgranchiva le dita e girava il polso per massaggiarne la giuntura. « Quando sopravvivi in mezzo a delle fighette del cazzo per troppo tempo impari ad apprezzare anche la loro merda. » Le rispose, ma non si preoccupò di spegnere la musica, il telefono abbandonato su una delle panche poco più in là; concordava con lei, quella canzone faceva schifo, niente a che vedere con la legacy americana e le country song del Texas, ma per qualche fottuta ragione lo aiutavano a tenere il ritmo e a non fermarsi, forse perché sapeva che finché non avesse conlcuso gli esercizi non avrebbe potuto smettere di ascoltarla, funzionava e quello era l'essenziale.
    L'Inghilterra gli faceva uno strano effetto? Kolchek guardò Mallory dall'alto verso il basso: avrebbe detto lo facesse più a lei; la loro caposquadra poteva cercare di nasconderlo quanto cazzo voleva, ma era diversa da quando era stata in America, se la ricordava più robusta, più "felice", per quanto la Rosier potesse trasmettere allegria; adesso invece riusciva a contarle le costole attraverso la maglia più larga, aveva gli zigomi pronunciati e gli occhi gonfi di chi col cazzo che dormiva, uguale al riflesso che per mesi aveva risposto anche sul suo di specchio e che lo aveva spaventato le notti in cui si era alzato insonne, cercando tra i cassetti del bagno pillole che lo avrebbero aiutato a riposare: incubi agitati e grida conosciute. « Questa fottuta pioggia del cazzo fotterebbe il cervello anche a Neil Armstrong, sto al passo. » Al MACUSA era stato lui il superiore, l'aveva nella squadra e più volte avevano portato avanti missioni insieme con la responsabilità che gravava sulle sue spalle, adesso invece era il contrario e Kolchek sapeva benissimo cosa significava vivere con quel peso sul cuore; questo almeno credeva fosse il suo problema.
    La spinse senza preoccuparsi di essere tenero. « Fanculo te e la cittadinanza, non mi definirei uno di voi neppure sotto tortura. Piuttosto... » Kolchek le puntò un dito contro, si avvicinò alla propria borsa e tirò fuori quattro guanti ammortizza colpi, un paio lo lanciò a Mallory, fregandosene del fatto che potesse non essere pronta. « Sei più secca di una mantide che aspetta gli venga staccata la testa, fammi vedere che non ti sei atrofizzata come una matricola del primo anno. » Jason s'infilò i guanti, che si sarebbero aggiustati alla sua misura magicamente, gli si stava freddando il sudore addosso quindi non le avrebbe dato tanto altro tempo; iniziò a saltellare per non perdere il calore nei muscoli. « Ti concedo dieci minuti di stretching, poi ti apro il culo. » Non gliene fregava un cazzo che fosse il suo caposquadra adesso; Kolchek rispondeva ancora al MACUSA e sapeva che prima o poi si sarebbe trovato nella fottuta situazione in cui avrebbe dovuto ubbidire al suo di Governo in opposta alle direttive inglesi, ma finché ciò non sarebbe accaduto, operava come uno di loro. Comunque, Mallory Rosier non era una che si offendeva per due parolacce messe in croce o, in questo caso, un' "apparente" mancanza di rispetto.
    Jason non era mai stato bravo con le parole, glielo dicevano tutti quelli che lo incontravano, ma solo chi lo conosceva davvero sapeva che il suo linguaggio era diverso: fisico, si esprimeva con la presenza l'ex-marine, con la folle ostinazione del non muoversi e di tornare indietro a salvare chiunque ne avesse avuto bisogno. Mallory non stava bene e col cazzo che le avrebbe permesso di morire così; la palestra percepì le intenzioni e magicamente mutò, lasciando loro spazio per un possibile combattimento corpo a corpo.

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    33 YO | Auror | Animagus/Legilimens

    wizard


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    I'm a loser
    I'm a loser
    And I'm not what I appear to be
    Of all the love I have won, and have lost
    There is one love I should never have crossed


    Il pugno batté mentre la musica gli spaccava i timpani, aveva perso il conto di quanti ne aveva tirati, nonostante si fosse raccomandato di non esagerare; che poi cazzo neppure gli piacevano così tanto i Beatles, eppure si ostinava ad ascoltarli ogni volta che scendeva per allenarsi, nelle ore in cui sperava non avrebbe trovato nessuno e di solito era di notte: la maggior parte della guardia lavorava e chi era di turno era giustamente in ronda, un momento di calma in quel fottuto Ministero che viveva alla pari di un cazzo di formicaio; lo aveva sempre detestato da quando era stato trasferito, perché cazzo avevano dovuto costruirlo sotto terra, che li faceva impazzire tutti di claustrofobia? Era palese che il MACUSA fosse migliore, l'ingresso era nascosto ai no-mag ma l'edificio si affacciava sulla strada e quando aprivi le finestre erano vere, l'aria era vera; non avrebbe mai capito gli inglesi né era certo di volerlo fare.
    Kolchek tirò un altro cazzotto e il sacco ondeggiò, della sabbia cadde da dei piccoli fori che nessuno si era preoccupato di chiudere e col cazzo che lo avrebbe fatto lui, la sua bacchetta se ne stava nel borsone poggiato poco più in là, e lui non voleva interrompere il ritmo.

    Although I laugh and I act like a clown
    Beneath this mask I am wearing a frown
    My tears are falling like rain from the sky
    Is it for her or myself that I cry?


    Gli sfuggì un sorriso amaro, per quanti cazzo di anni aveva indossato una maschera che lo aveva fatto soffrire, per quanto cazzo di tempo aveva cercato di convincersi di appartenere a un gruppo che non lo avrebbe mai reso felice; si era lasciato andare Jason Kolchek, con fatica e con disperazione, c'erano stati giorni in cui aveva vomitato tutto il tempo, altri in cui la sua fottuta astinenza lo aveva reso insostenibile, ma era riuscito, col tempo, a trovare se stesso e a venire a pace, almeno in parte, con cosa fosse davvero; una realtà che comunque teneva ancora per sé, ormai inutile da raccontare perché come ogni speranza si era spezzata: forse era vero che lui non aveva il diritto di essere come gli altri, che di vite ne aveva strappate troppe e neppure il peso che portava sulle spalle poteva ripagare il debito di cui era responsabile.
    Kolchek afferrò il sacco per fermarlo e contro la pelle posò la fronte, inspirò a grandi polmoni mentre l'odore di sudore si mischiava al classico da palestra; bastò poco e sentì il sudore iniziare a freddarsi sulle braccia nude, un grave errore che aveva sperimentato quando ancora stupido e ignaro riteneva gli allenamenti dell'accademia troppo pretenziosi: era stato coi dolori alle ossa per una settimana, come una vecchia di merda al suo centotredicesimo compleanno. Saltò quindi e afferrò le maniglie sopra di sé, sulle quali si tirò su, per poi riscendere, secondo un walzer personale da quattro tempi che seguiva una musica sorda a chiunque altro; era ora che i maghi trovassero il modo di far funzionare la tecnologia babbana nei luoghi più pregni di magia, non avrebbe mai potuto fare il tecnico e ogni volta che osservava quei nerd del cazzo pensava a quanto fossero degli sfigati, però in questo caso doveva ammmetterlo: era ora.

    What have I done to deserve such a fate?
    I realize I have left it too late
    And so it's true pride comes before a fall
    I'm telling you so that you won't lose all
    I'm a loser
    And I lost someone who's near to me


    « Fanculo! » Si lasciò andare Jason Kolchek nel momento in cui sentì il polso bruciare, si afferrò la mano e provò a distendere le dita. « Pezzo di merda, vaffanculo! » Si avvicinò al borsone, dentro al quale cercò le bende che lo avrebbero aiutato a rendere più stabile l'articolazione: quello succedeva quando ti davano così tanti turni che non avevi più manco il cazzo di tempo per allenarti, perché era piuttosto ovvio che fosse colpa dei grandi capi, non di lui che ultimamente passava le sue ore libere a letto, o sul divano con una cazzo di birra in una mano e il joystic della playstation nell'altra: fanculo, non rimetteva in ordine la sua stanza da troppo tempo e lui era pure una persona precisa, doveva riprendersi; c'erano giorni però in cui farlo era difficile, in cui avrebbe voluto alzare la cornetta del telefono e comporre il suo numero, o scrivere una lettera e mandargli un cazzo di gufo, ma Jason Kolchek non era mai stato bravo cone le parole e allora pian piano le aveva lasciate cadere nel silenzio, finché neppure lui ne aveva ricevute più. Gli metteva ansia non sapere cosa cazzo stesse facendo, se fosse al sicuro, se andasse tutto bene, se non stesse fottendo qualcun altro, ma non era un suo problema, non lo riguardava più.
    Districò le bende e intorno al polso e al pollice destro indiziò a girarle, finche non lo sentì stabile e fermo; provò ad attaccarsi di nuovo, a tirarsi su, sì gli faceva male ma non abbastanza da farlo desistere: d'altronde, Kolchek era abituato al dolore e quello non era niente considerato a ciò che lui e i suoi colleghi sperimentavano in missione, a quello che aveva visto patire ai suoi amici più stretti. « Canzone di merda. » Digrignò tra i denti, mentre un'altra partiva.

    There are places I'll remember
    All my life, though some have changed


  3. .


    Progetto_senza_titolo

    Jason Kolchek


    Umano | Nato no-mag





    Catalizzatore: Legno di Bosso, Nucleo di Crine di Thestral, 11 pollici e un quarto, piacevolmente flessibile


    Data di nascità (età): 22 luglio 1990 (33 anni)
    Luogo di nascita: Chattanooga, Tennessee (USA)
    Residenza: Notting Hill, London
    Lavoro: Auror del M.A.C.U.S.A. stanziato al Ministero inglese da luglio 2021, ex-primo tenente dei marines


    Sesso: Maschio
    Stato economico: Benestante, parte dei proventi viene spedito ai genitori in Tennessee
    Istruzione: Ilvermorny, Wampus
    Prestavolto: Jack Green

    Curiosità: - Ha una cicatrice frastagliata all'altezza della spalla destra dove lo ha trapassato una lancia.
    - A 20 anni ha fatto uso di droghe pesanti, vivendo per strada e guadagnandosi le dosi offrendo servizi personali, ad oggi è definitivamente pulito da 10 anni. Tuttavia, basterebbe una dose per riattivare la sua dipendenza.
    - Ha tre tatuaggi, uno sulla spalla destra, rappresentante una bandiera americana e un altro nella parte alta della schiena: due ali d’aquila all’interno delle quali sono scritti i nomi dei compagni caduti.
    - E' ebreo e i suoi nonni vengono dalla Polonia, fuggiti ai tedeschi.
    - Il suo Patronus è un puma del deserto.
    - Quando in forma animagus, Jason diventa un'aquila reale, riconoscibile per le piume della testa che invece che andare indietro, vanno in avanti come a formare la visiera di un cappellino. Questo perché Jason girà sempre con un cappellino da baseball in testa.




    Apparenza Fisica


    Jason è alto 175cm, dalla corporatura robusta grazie ai costanti allenamenti e alle esperienze sul campo. Il volto leggermente allungato e dalla mascella quadrata è coperto da una sottile barba castana, dello stesso colore dei capelli lisci e folti. Era solito rasarsela, ma tornato dall'Iraq ha cambiato idea, volendosi inconsciamente allontanare da quanto successo al fronte; se glielo si dovesse chiedere, risponderebbe che in questo modo sembra più adulto e maturo. Gli occhi dal profilo a goccia sono color nocciola ma sfumano di verde alla luce del sole. Le sopracciglia arcuate sono anch'esse scure e seguono il profilo delle tempie. Dalla pelle rosata, Jason ha sulle braccia due tatuaggi, uno dei quali posto sull'avambraccio sinistro esterno, che rappresenta un'aquila americana e la dicitura "morte prima del disonore", fatto durante il suo periodo di primo servizio nelle forze speciali del Ministero degli Stati Uniti d'America, insieme ai suoi colleghi. Il corpo di Jason è segnato da varie cicatrici che raccontano delle numerose battaglie che si è trovato ad affrontare, sia al fronte che personali, come le piccole "x" all'interno del gomito, ma la più importante è all'altezza della spalla destra, uno sfregio frastagliato di pochi anni fa.
    Jason è il classico americano del sud, dall'andatura caracollante e i movimenti bruschi, non si avvale di posture raffinate in nessun tipo di situazione, la voce strascicata è fortemente marcata dal suo accento del Tennessee e quando non scandisce bene le parole è quasi impossibile comprenderlo a meno che non si sia abituati alla cadenza. Non riesce a completare una frase senza porci all'interno un'intercalare, indipendentemente da quanti sforzi la sua famiglia -e gli amici- abbiano fatto per farglielo passare.
    Non è un tipo particolarmente elegante, preferisce una tuta, felpe e magliette a maniche corte; possiede due cappellini da baseball, uno blu e uno grigio, e li intervalla ma è impossibile vederlo senza.

    Apparenza Caratteriale


    Anche se cresciuto in una famiglia non particolarmente patriottica, Jason sviluppa negli anni un legame molto profondo con il proprio Paese, arrivando addirittura a tatuarsene il simbolo sul braccio, per ricordarsi il motivo per cui combatte. Jason inizia la sua carriera tra gli Auror come una persona intollerante e fiduciosa di se stessa, dopo una carriera scolastica all'insegna del caos e dello stravolgimento delle regole, un attacco terroristico alle scuole americane lo convince a rimettersi sulla giusta strada e fare qualcosa della propria vita. Dall'esterno Jason appare come una persona sicura di sé, irascibile e testarda, irriverente nei confronti delle altre culture e profondamente razzista verso ogni altro paese nemico degli Stati Uniti. Nasconde i sentimenti dietro a scelte razionali ed evita ogni discorso che riguardi la sua emotività; nonostante sia profondamente legato al senso del dovere e al perseguimento degli ordini, è un amico leale e pronto a sacrificare se stesso per i propri compagni, anche in barba alle regole se necessario. Questo solitamente porta i colleghi a mettere in secondo piano i suoi modi bruschi e impazienti, a volte persino indelicati. Nella realtà, Jason si tortura spesso per gli errori e le scelte che dolorosamente è stato costretto a prendere, è infatti molto più sensibile ed emotivo di quanto mostri e dopo il ritorno dall'Iraq alcuni dei suoi compagni lo hanno definito "irriconoscibile": ha perso qualcosa laggiù e non è più lo stesso. Chi lo conosce bene è tuttavia capace di capire quando mente, Jason infatti tende a ripetere due volte le affermazioni di cui ha più bisogno di convincersi.
    Vittima da stress post traumatico, Jason può rispondere in maniera violenta e incontrollata a reazione di input esterni negativi, motivo per cui è stato allontanato perentoriamente dal fronte. Sebbene sia riuscito a superare abbastanza il problema, ci sono situazioni che ancora oggi innescano reazioni involontaria e istintive.
    Nonostante l'allontanamento forzato, una parte di Jason rimane quella della buona vecchia guardia: non è particolarmente colto, la storia lo annoia, ed essendo figlio di no-mag ha sempre preferito la televisione ai libri, una birra al pub rispetto ad un concerto di musica classica. Gli piacciono gli sparatutto e si muove tra il mondo magico e quello dei suoi genitori con estrema facilità, vantando amici da entrambe le parti. E' profondamente testardo e tende a fare l'opposto di quello che gli si chiede per il solo gusto di farlo, ha tuttavia una forte capacità calcolatrice e di comando e riesce a infondere positività e coraggio nelle persone che lo circondano, anche in situazioni molto spiacevoli.




    Background


    Prima di Londra:

    « Se non riesco a uscirne vivo, dì a mio figlio che ho fatto tutto il possibile. »
    « Diglielo tu stesso. Sto venendo a prenderti. »

    Gennaio 23, 2021. Era troppo buio persino per un cieco, il fuoco era l'unica cosa capace di tenerli a bada e la luce mancava come l'aria in quel posto. Il sole era apparso estraneo ma confortante alla fine della battaglia, avrebbe dovuto gioirne invece le sue mani tremavano, gli era scivolato tra le dita, non era stato in grado di tenerlo a sé, il buio l'aveva inghiottito, dopo le fatiche e le perdite la morte aveva deciso per loro. Dopo delle ore lo avevano recuperato e lui aveva chiuso gli occhi, poggiando la testa contro il finestrino dell'elicottero. Non era più lo stesso, era caduto in quelle catacombe in un modo e ne era uscito in un altro, erano bastate poche ore e una persona per cambiare per sempre il suo spirito, si era chiesto come avrebbe fatto ad andare avanti, a dire a suo figlio cosa fosse successo al padre, ma non ne ebbe mai l'opportunità. Forse fu semplice vigliaccheria, che nascose dietro al senso del dovere nei confronti del proprio paese, e se ne andò ancor prima di farne richiesta. Jason non aveva soltanto perso un amico, ma un fratello o forse qualcosa di più a cui avrebbe avuto timore a dare un nome.

    Jason Kolchek nasce da due genitori no-mag a Chattanooga, in Tennessee, proprietari di un piccolo alimentari in una delle vie periferiche della città. Figlio unico, cresce in una modesta situazione economica, è un ragazzino allegro e irruente e non ci mette molto a costruirsi una cerchia di amicizie di quartiere, con cui rimarrà per sempre in contatto, riuscendo a destreggiarsi abilmente tra mondo magico e non. La lettera di Ilvermorny sorprende impreparata la famiglia e inizialmente anche dubbiosa, ma alla fine il piccolo Kolchek viene smistato tra i Wampus quello stesso anno. La Scuola per lui non è una pacchia, confusionario e incapace di starsene fermo, Jason colleziona una serie consecutiva di punizioni e richiami che portano la sua famiglia a minacciare di ritirarlo da scuola ed è solo perché essere un mago lo fa sentire speciale che Jason decide di provare a rigare dritto e guadagnarsi voti decenti nelle votazioni finali M.A.G.O.
    Purtroppo un'adolescenza costellata di cattive amicizie e crisi esistenziali portano il giovane diplomato a perdersi, si lascia andare e passa gli anni successivi completamente allo sbando, i cui segni sono ancora visibili sul suo corpo.
    Quando dei terroristi politici stranieri attaccano in concomitanza diverse scuole americane, Jason è troppo fatto per rendersene conto e si accorge dell'accaduto solo una settimana dopo. Uno degli attacchi, oltretutto, è avvenuto vicinissimo a casa dei suoi genitori ed è questo che gli fa comprendere come non possa permettersi di continuare a vivere di stenti e si insinua in lui un forte senso nazionalistico e profondamente intollerante, già sementato dal nonno dal quale ha sempre passato moltissimo tempo fin da bambino.
    Con due anni di ritardo sulla tabella di marcia, debole e con la mente ancora annebbiata, Jason inizia il percorso per entrare nel corpo Auror del M.A.C.U.S.A. E' durante questi anni che conosce gran parte dei propri futuri colleghi e inizia a costruire profondi legami che si evolveranno anche grazie alle numerose missioni che condivideranno, durante le quali dimostra la sua indole più fedele e leale, la capacità di sollevare l'animo dei propri compagni, e caparbietà e coraggio nonostante la tempra particolarmente irascibile.
    Sempre più inasprito dagli avvenimenti terroristici sul territorio Nazionale, decide di unirsi alle spedizioni estere volte, in teoria, al mantenimento della pace. Tra queste in Iraq viene messo a capo di una squadra speciale che aveva il compito di supportare i marines no-mag e accompagnarli in una missione al centro del Paese, per il recupero di armi particolarmente pericolose. E' qui che durante un'imboscata del nemico, il 23 gennaio 2021, lui e parte della sua squadra precipitano in un vecchio tempio che Jason non riesce a collocare temporalmente, all'interno del quale delle creature sconosciute fanno strage dei suoi uomini.
    La battaglia che era iniziata tra due fronti di nazionalità diversa si evolve in una lotta alla sopravvivenza contro entità all'apparenza sconosciute, nascoste dalle ombre del sottosuolo. Le bacchette non sono sempre capaci di fermarli, così come i proiettili dei pochi marines rimasti riescono solo a rallentarli. Jason si trova davanti a una scelta: combattere da solo o fidarsi di un uomo con cui poco prima aveva una diatriba mortale, e non è più solo l'istinto di sopravvivenza ad avvicinare i due uomini, è qualcosa di più, costruitosi in fretta in risposta ad una vita che avrebbe potuto spegnersi con uno schiocco di dita. C'è fiducia, c'è onestà, molto più di quella che mai Jason era riuscito a esprimere a qualcuno, fino a quando il buio decide di portargli via anche quell'amico, quel fratello, quel compagno, l'uomo che gli ha salvato la vita innumerevoli volte, che lo aveva minacciato, ma che aveva anche scelto di non sparare.
    Jason è l'unico superstite di quella notte, oltre a Salim Othman, ha perso il suo migliore amico, Nick Kay, la sua squadra e i suoi superiori. Riesce a vedere la luce del sole e viene recuperato dal commando poco dopo. Lo interrogano ma poche sono le parole che escono dalla bocca dell'Auror, parte della sua coscienza è ancora nel tempio, insieme agli uomini che aveva promesso di proteggere.
    Nelle settimane successive Jason sviluppa un forte disturbo da stress post traumatico che gli causa crisi violente e atteggiamenti indisciplinati, viene seguito da un magipsicologo ma alla fine l'unica soluzione è quella di congedarlo dal fronte e spedirlo altrove dove in teoria l'assenza di una guerra gli permetterà di guarire e di ritrovare se stesso.
    Così, il 15 luglio 2021 prende posto tra i ranghi degli Auror inglesi.

    Londra:

    Ambientarsi in una nazione dove costumi e tradizioni sono differenti non è facile e Jason Kolchek ha difficoltà a entrare in sintonia con i suoi nuovi colleghi, sopratutto a causa del forte razzismo che si porta ancora appresso, nonostante gli eventi dell'Iraq.
    Tra questi, quella con cui lega maggiormente sarà anche la sua futura coinquilina, la quale riuscirà a sbloccarlo e a convincerlo che la Gran Bretagna, nazione di pioggia e superbia, non è poi così male.
    Jason si affeziona ai membri della propria squadra che piano piano inizia a considerare come fratelli, per loro morirebbe, per loro scenderebbe nelle profondità della terra pur di riportarli in superficie.
    Durante una missione, nel febbraio del 2023, Jason Kolchek batte violentemente la testa e il trauma cranico lo costringe in coma per un mese, a seguito del risveglio la sua memoria si è resettata, non ricorda chi è nè da dove viene, la confusione dura un paio di mesi finché i guaritori del San Mungo non riescono a restituirgli ciò che era. Durante questi mesi però Jason Kolchek sperimenta ciò che significa vivere privo di pregiudizi e preconcetti e scopre cose di sé che lo spaventano e con cui, una volta recuperata la memoria, dovrà fare i conti.
    Ad oggi si possono notare cambiamenti in lui a livello caratteriale, sempre irascibile e poco civile con gli estranei, è possibile vederlo perdersi nei propri pensieri e argomenti che prima lo facevano infuriare, come l'omosessualità, non lo toccano più oppure lo spingono a reagire in maniera totalmente opposta.


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    Zain Othman magari arriva anche lei chissà :ph34r:

    Kristopher. anche io ho la stessa sensazione. Grazie!!
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    <3 il mio cuore è di nuovo pieno, grazie <3 incapace di gestire i complimenti si rintana
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    Buona sera! Qualcuno mi conosce, qualcuno no, ho visto facce conosciute e ammetto che mi fa piacere ritrovarvi qui! spero sia reciproco

    Non sono per niente in grado di fare presentazioni o parlare di me, quindi mi limiterò a chiedere scusa per il gergo scurrile e il razzismo che fioriranno a fiotti dal pg (quando si dice il primo impatto è quello che conta di più vero? Un ottimo inizio!), forse l'omofobia l'abbiamo superata, forse :ph34r:

    Per il resto, ovviamente non condivido niente di quanto penserà e che lo odiate o lo amiate andrà benissimo! <3
    Per chi mi conosce, l'anonimato è la mia firma.

    Semper Fi,
    il vostro marine di quartiere
6 replies since 25/3/2024
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